Polidoro the big

Polidoro the big

Polidoro un giovane castoro dal pelo lucido aveva il ritmo nel sangue, quando aiutava suo padre a costruire le dighe batteva la coda sull’acqua seguendo il ritmo della musica che gli ronzava nella testa.

Big Castor, così era soprannominato suo padre, sopportava in silenzio le codate che lo riempivano di spruzzi dalla testa ai piedi.

Un giorno in cui Polidoro era particolarmente scatenato le vibrazioni fecero crollare la diga che stavano costruendo
 e Big Castor esplose: Basta!!!!! 

Non si è mai visto un castoro comportarsi così, i castori sono grandi lavoratori, ingegneri esperti, si costruiscono case che nemmeno gli uomini con tutta la loro tecnologia saprebbero fare, è questo ciò che devi imparare il resto non serve.

Ora ti metto alla prova, me ne vado un mese in vacanza e al mio ritorno dovrai aver ricostruito tutto alla perfezione. 

Poi rivolto alla moglie “Loretta prepara la valigia, si va in vacanza”

– Oh finalmente, è un regalo per mè?

– No, è che non ne posso più di quella testa vuota di tuo figlio, se resto un giorno di più mi scoppierà il fegato

– Tu non lo capisci, è un bravo ragazzo e ce la farà

– Io invece lo trovo inconcludente, non è un lavoratore come me!

Polidoro si mise con impegno a ricostruire la tana; vi era abbondanza di legno perché giorni prima col padre avevano abbattuto a forza di denti alcune querce.

Ora si trattava di completare la diga che era andata parzialmente distrutta, si sarebbe così formato uno stagno sulla riva del quale avrebbe costruito la tana per la famiglia.

Tutto stava procedendo per il meglio, Polidoro lavorava giorno e notte perché aveva in mente di ampliare l’ingresso della tana per poter avere più aria e luce.

 

Anziché costruire il tetto a punta come normalmente facevano tutti i castori voleva terminare con una specie di attico da usare sia come comodo punto di avvistamento per volpi e linci, grandi nemici dei castori, e in più avrebbe potuto fare musica senza disturbare i genitori all’interno della tana.

 

Polidoro si rammaricò molto di non aver prestato più attenzione agli insegnamenti di suo padre, perché quando si trattò di costruire il tetto non seppe più andare avanti. 

Big Castor tornò, Polidoro si aspettava tuoni e fulmini invece l’unico commento del padre rivolto gelidamente a Loretta fu

– Te l’avevo detto, inconcludente!

Polidoro aveva fatto una tale figuraccia che da quel giorno si impegnò molto di più nell’accontentare il padre, ma il suo sogno era ancora suonare la batteria.

Aveva costruito due bacchette di robusto legno che batteva su una scatola di latta abbandonata da chissà chi lungo il fiume.

I timpani di Big Castor erano messi a dura prova e la sua pazienza era al limite, quando nella radura sull’opposta riva del fiume si fermò un circo.

Ogni sera Polidoro nuotava fino all’altra riva per vedere lo spettacolo.

Prima di ogni esibizione un clown rullava il tamburo; una sera Polidoro gli chiese di poterlo fare al suo posto, il clown acconsentì di buon grado perché da una vita faceva solo quello e si era stufato.

 

Quando Polidoro si trovò al centro della pista con tamburo e bacchette non seppe resistere e anzichè annunciare il numero successivo prima timidamente poi con forza cominciò ad esibirsi in uno dei suoi ritmi scatenati “fermate quel pazzo” andava gridando il padrone del circo “mi vuole rovinare!  fuori!”

Dopo i primi momenti di perplessità il pubblico sembrò gradire l’esibizione, tutti applaudivano e chiedevano il bis.

La sera dopo si era sparsa la voce e vennero in tanti per ascoltare Polidoro che continuò ad esibirsi con successo, con grande stupore di Big Castor.

Quando fu il momento di partire il clown che era diventato suo amico gli disse “vieni con noi, girerai il mondo, vedrai tante cose nuove, non vorrai restare su questo fiume tutta la vita? In seguito potremmo mollare il circo e io ti farei da manager, conosco i gusti della gente, sono nel mondo dello spettacolo da tanto tempo, tu pensa alla musica per tutto il resto me la sbrigo io.

Polidoro partì insieme al circo e dopo un anno di spettacoli in piccoli paesi finalmente arrivarono a New York.

Il clown era agitatissimo “Polidoro è la tua grande occasione, ma ci pensi se ci sai fare qui potresti diventare famoso. Per prima cosa devi cambiare il look”. Sei troppo anonimo con tutto quel pelo marrone, bisogna schiarire i peli sulla testa farli di un bell’arancione proseguendo lungo tutta la schiena con una striscia rosa.

Polidoro si fece convincere e quando il parrucchiere ebbe terminato il lavoro rimase stupefatto del risultato, quasi non si riconosceva.

“Fantastico”, gridava Peter il clown, sei perfetto, ora però occorre un nome d’arte perché Polidoro proprio non va!

– senti amico mio ti ho assecondato in tutto ma il nome non lo cambio

– ti piacerebbe River King?

– no io sono e resto Polidoro

– facciamo Polidoro the big

– no!

– D’accordo per Polidoro the Big tagliò corto Peter.

Peter si dava un gran daffare aveva tappezzato New York di volantini pubblicitari, teneva contatti con impresari, teatri e chiunque potesse tornargli utile.

Un giorno arrivò finalmente con la grande notizia “ho un contratto il prossimo mese suonerai in un teatro, un grande teatro”

Peter era sempre più agitato, nonostante ciò la sera dello spettacolo Polidoro arrivò tranquillo sul palco ma quando si vide davanti quella grande folla capì che era molto diverso da quando suonava al circo e fu preso dal panico, avrebbe voluto fuggire.

Chiuse gli occhi e vide la tranquilla riva del fiume dove aveva vissuto fino a un anno prima, il verde e il silenzio dei boschi e sentì la musica, il grande dono che Dio gli aveva dato, venire verso di lui sotto forma di arcobaleno.

Una grande pace scese nel suo cuore, tutto scomparve il palco, la folla, le luci, Peter; solo lui e la musica che aveva sempre riempito la sua anima, la sua vita e le bacchette incominciarono a battere sulla batteria e sui piatti con un’armonia e insieme un’energia che contagiò subito il pubblico.

Alla fine del concerto il presentatore disse:

“Stasera è nata una stella il suo nome è Polidoro the Big.”

Teresa

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