Il cervo Bruno

Il cervo Bruno

Quando nacque Bruno era un piccolo cervo dalle zampe gracili
e col mantello scuro macchiettato di bianco.

Trascorse un inverno felice insieme alla madre, al padre e ai due fratelli.

I cerbiatti erano ormai cresciuti, il pellame era diventato di un bel marrone scuro e nel mese di aprile le corna dei fratelli di Bruno
erano già iniziate a spuntare. 

Ogni mattina Bruno si alzava e capiva dalla delusione che vedeva negli occhi di sua madre che sulla sua testa
delle corna non c’era nemmeno l’ombra.

Si stava avvicinando il momento in cui i tre fratelli ormai cresciuti sarebbero andati ognuno per la propria strada.

Bruno non vedeva l’ora perché non ne poteva più di essere preso in giro dai fratelli che si vantavano del fatti
che le loro corna si allungavano ogni giorno di più.

Bruno sfregava la testa contro la corteccia degli alberi nella speranza di fare un pò di callo in fronte per favorire la crescita delle benedette corna ma non serviva a nulla, doveva rassegnarsi che lui era diverso.

Si avvicinava la stagione degli amori e gli altri maschi lottavano a suon di cornate per contendersi le cerve più carine.

A lui piaceva tanto una cerbiatta gentile che in disparte stava osservando due grossi maschi che da un paio d’ore stavano lottando per lei.

Non sarebbe mai stata sua, il privilegio toccava al vincitore della lotta da cui lui era escluso e prese consapevolezza che avrebbe trascorso l’inverno solo senza una compagna.

Corna a parte Bruno era forte coraggioso e un giorno d’autunno quando vide la sua cerva che stava per essere assalita da un lupo si precipitò e solo con la forza dei suoi zoccoli riuscì a metterlo in fuga.

Dopo questo episodio gli altri maschi non lo presero più in giro ma era costretto a vivere ancora solo ed isolato.

Trascorse un inverno triste, ormai era rassegnato al fatto che gli altri non riuscissero a guardare oltre le sue corna, non vedevano che lui era buono bello e sensibile.

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La cerva che lui amava, da quando l’aveva salvata lo guardava con occhi diversi, si era accorta che nonostante il suo difetto fisico lui era migliore degli altri.

Gli anni passavano e Bruno e la cerva continuavano ad amarsi in silenzio, finchè all’improvviso lui capì che non era giusto continuare così, dovevano ribellarsi, combattere.

Quando gli altri maschi se lo trovavano di fronte non volevano neppure accettare la sua sfida, lo deridevano, ma quando ad uno ad uno vennero battuti dalla sua forza ed intelligenza, invidiosi ed umiliati si coalizzarono per attirarlo in un’imboscata.

Lo sfidarono a saltare un canalone all’altra estremità del bosco, nessuno ci era mai riuscito e neanche ci aveva mai provato.

Nessuno di loro aveva veramente intenzione di saltare il canalone, lo fecero soltanto credere a Bruno.

Si erano accordati di partire tutti insieme di corsa e quando sarebbe stato il momento di spiccare il salto loro si sarebbero bloccati sugli zoccoli e solo Bruno avrebbe tentato finendo nel precipizio sottostante, così si sarebbero liberati da quel rompiscatole.

Partirono con un gran rumore di zoccoli, quando arrivarono al bordo videro Bruno spiccare un balzo poderoso, ai meno cattivi un pò dispiaceva per ciò che avevano fatto ma si giustificavano dicendo che se l’era cercata; la maggioranza invece pregustava il momento in cui Bruno si sarebbe schiantato al suolo.

Sembrava che Bruno avesse le ali o che fosse sostenuto da una forza sovrumana che lo portava sempre più in là.

Finalmente appoggiò gli zoccoli sul lato opposto, le zampe posteriori scivolarono all’indietro e per un attimo sembrò tutto inutile, ma con un grande sforzo si tirò su.

Ora tutte le quattro zampe poggiavano saldamente al suolo, guardò davanti a sé l’ampio bosco pieno di erba verde, molto più bello di quello dov’era vissuto finora.

Si voltò e vide sull’altra riva i cervi che lo stavano guardando a bocca aperta. Nessuno aveva saltato e capì subito la trappola che gli avevano teso.

Ora era veramente solo e il bosco si trovava era disabitato.
Quel grosso canale aveva impedito agli animali di passare dall’altra parte.

Il pensiero di vivere isolato lo spaventava ma non aveva certo intenzione di rischiare di nuovo la vita per tornare tra i suoi simili che lo avevano trattato così ingiustamente.

Il luogo dove si trovava ora era bellissimo, ma pensava a quanto sarebbe stato più piacevole non essere solo e desiderava che la sua cerva fosse l’ con lui.

Bruno era molto intraprendente e cominciò a perlustrare per chilometri e chilometri il canalone nella speranza che in qualche punto fosse stato più stretto in modo da poter ritentare il salto.

Impiegò mesi ma né verso monte, né verso valle c’era un passaggio favorevole.

Venne l’inverno e Bruno trovò un buon riparo in una grotta. Il ghiaccio ricopriva la montagna, si era congelato anche il ruscello che scendeva lungo il canalone insinuandosi in ogni fessura.

Quella notte Bruno sentì un boato tremendo e quando il giorno dopo andò a vedere cosa fosse successo, si accorse che dilatandosi il ghiaccio era riuscito a fare ciò che non era successo in centinaia di anni.

Un grosso masso si era staccato dalla montagna in un punto da rendere il passaggio abbastanza agevole all’altra riva.

Si precipitò dall’altra parte e cercò la sua amata cerva senza farsi scorgere da nessuno. 

Lei lo riconobbe subito e lo seguì senza esitazione.

Tornarono indietro sani e salvi e finalmente cominciarono la loro vita felice insieme.

Nel tempo nacquero tanti cerbiatti, tutti senza corna. Per loro era normale così, solo Bruno sapeva la verità ma non gliela dissero mai.

Quando erano ormai vecchi un cervo con le corna trovò il passaggio e quando arrivò tutti lo guardarono come se fosse lui lo strano.

Bruno lo accolse nel gruppo e insegnò agli altri cervi a non fargli mai pesare il fatto di essere diverso da loro, avrebbero potuto convivere tutti in pace con o senza corna.

Teresa

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