L'elefantino rosa

L'elefantino rosa

Nella grande riserva naturale in Kenya gli elefanti vivevano finalmente in pace senza più l’incubo che i cacciatori li uccidessero per vendere le loro preziose zanne d’avorio.

Le giornate scorrevano tranquilla e ormai si erano abituati ai tanti turisti che li fotografavano durante i safari.

Una giovane coppia di elefanti era in attesa del primo figlio, l’elefantessa si era allontanata per partorire quando d’improvviso invece del rituale barrito di gioia della madre si sentì un enorme schianto.

Tutti corsero a vedere, mamma elefante era a terra svenuta e uno sgambettante elefantino andò incontro agli elefanti che lo fissavano con occhi sgranati. 

Era un’elefantina bellissima ma aveva la pelle color rosa-fucsia, per questo appena la madre l’aveva vista era svenuta.

La mamma la chiamò Mimma, le voleva molto bene ma si vergognava un pò di lei perché aveva il colore della pelle così diverso. 

Mimma era simpatica, sempre allegra e tutti gli elefanti le erano molto affezionati. Si erano convinti che se gli uomini si fossero accorti di Mimma, l’avrebbero portata via, per questo la proteggevano, quando si muovevano in gruppo la tenevano sempre in centro e se si avvicinava qualcuno la nascondevano; anche se non era così facile mimetizzare quella montagna rosa.

A bordo della jeep i partecipanti al safari osservavano il gruppo degli elefanti, “incredibile” gridò un panciuto signore, “ho visto un elefante rosa!”

“quanti whisky ti sei scolato stamattina?” gli chiese la moglie.

Tutti guardavano verso gli elefanti ma Mimma si era già nascosta.

Tutti si convinsero che il signore panciuto avesse le traveggole ma lui insisteva, ne era sicuro, anzi aveva scattato delle fotografie, le avrebbe scaricate sul computer portatile e avrebbero dovuto ricredersi.

Il mattino dopo mostrò le foto e dal monitor del computer si vedeva chiaramente al centro del gruppo un elefantino rosa.

La voce e la curiosità si sparsero a gran velocità incuriosendo tutti e anche gli animali vennero a sapere che gli uomini stavano cercando Mimma.

Gli elefanti scavarono una grande buca che mimetizzarono con frasche e rami costringendo Mimma a starsene lì nascosta.

Intanto arrivavano sempre più turisti muniti di cannocchiale e macchine fotografiche che restavano ore appostati nella speranza di veder comparire l’elefantino rosa.

Mimma non ne poteva più di stare nascosta, era diventata triste e rischiava di ammalarsi quando le venne un’idea.

Scoprì una pozza di argilla grigia, vi si girò e rigirò per un’ora finché il risultato non fu perfetto, era diventata tutta grigia, da lontano poteva ingannare chiunque.

Tutto andò bene per qualche mese ma improvvisamente un pomeriggio scoppiò un tremendo acquazzone con delle gocce grosse come nocciole.

Ogni mattina si ricopriva di fango dalla testa ai piedi e poteva così muoversi liberamente come tutti gli altri.

Tutto andò bene per qualche mese ma improvvisamente un pomeriggio scoppiò un tremendo acquazzone con delle gocce grosse come nocciole.

Velocemente tutto il fango corse via dal corpo di Mimma lasciandola più rosa che mai.

Lei se ne accorse guardandosi la proboscide ma era troppo tardi perché un paio di addetti alla riserva l’avevano vista.

Questa volta non c’erani dubbi, i due uomini si guardarono increduli stropicciandosi gli occhi e convennero che bisognava non spaventare ma trattare bene l’elefantino perché la sua presenza avrebbe attirato molti turisti.

Uno dei due uomini era avido di denaro e nonostante il lavoro che faceva non amava gli animali.
Pensò quindi che avrebbe potuto vendere l’elefantino ad un circo ricavandone parecchi soldi.

Bisognava agire con astuzia senza farsi scorgere perché conoscendo bene il caratteraccio degli elefanti quando si arrabbiano, sapeva di rischiare grosso.

Ogni notte si appostava in osservazione, aveva con sé un fucile per sparare del sonnifero a Mimma, ma per fare questo doveva agire quando gli elefanti stavano dormendo.

In una notte nuvolosa e poco illuminata sparò la dose di sonnifero a Mimma e quando fu sicuro che dormisse profondamente pian piano le legò a una robusta corda intorno alle zampe che poi agganciò alla jeep che aveva nascosto nelle vicinanze.

Mise in moto e riavviò piano piano.

Il pesante corpo rosa iniziò a strisciare senza che Mimma aprisse neppure un occhio, ma il più vecchio elefante del gruppo soffriva d’insonnia e proprio in quel momento vide Mimma legata che veniva trascinata via.

Diede un barrito tremendo, si diresse a passo di carico verso la jeep e se l’uomo non fosse stato veloce ad arrampicarsi su una solida e grossa quercia l’avrebbe sicuramente calpestato.

Si svegliarono anche i genitori di Mimma, le corsero vicino, la chiamarono e vedendo che non si muoveva la credettero morta. La madre disperata faceva la spola al fiume, riempiva la proboscide d’acqua e la scaricava addosso alla figlia per farla rinvenire.
Finalmente Mimma aprì un occhio, non si rendeva conto di cosa fosse successo, le zampe erano legate così strette che le facevano male ma più si muoveva più i nodi stringevano.

Intanto il vecchio elefante scuoteva la quercia per far cadere l’uomo che terrorizzato stava aggrappato ad un grosso ramo.

Da due giorni ormai stava sul albero e non si poteva muovere perché l’elefante non si spostava.

I colleghi non vedendolo al lavoro non sapevano che pensare finchè tre giorni dopo passando sul sentiero videro la jeep semidistrutta e sentirono dei lamenti provenire dalla quercia. 

L’elefante non permetteva a nessuno di avvicinarsi e il poveretto dovette essere salvato con un elicottero. 

In quanto a Mimma non riusciva a liberarsi delle corde però nessun uomo aveva il coraggio di avvicinarsi. 
Solo un addetto alla riserva mosso da compassione, con un’azione fulminea tagliò le corde che la legavano fuggendo poi a gran velocità.

Quando di ritorno dal fiume gli elefanti videro Mimma in piedi libera e seppero che era stato un uomo a salvarla rimasero disorientati.
Ormai avevano classificato tutti gli uomini come malvagi ed ora veniva rimesso tutto in discussione.

Per lungo tempo continuarono a parlarne tra di loro e giunsero alla conclusione che come fra gli animali anche fra gli uomini ci sono i buoni e i malvagi e che la vera abilità nella vita sta nel saper distinguere gli uni dagli altri.

Teresa

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